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Ronchi - Gelmini tentano di scippare gli scatti stipendiali ai precari

Il Consiglio dei Ministri (seduta n. 61 del 09.09.09) sta tentando di scippare ai precari della scuola pubblica quello che, prima la legge e poi i Tribunali, hanno loro riconosciuto: gli scatti stipendiali biennali del 2,50% (che sono una sorta di scatti di anzianità per i precari). Ha infatti approvato la bozza di un decreto legge (decreto Ronchi, dal nome del Ministro delle Politiche Comunitarie) che porterà alla firma del Presidente della Repubblica e poi presenterà alle Camere, nel quale ha inserito una norma (art. 16) che testualmente prevede che «I contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze … non possono in alcun caso … consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo».
Sembra davvero assurdo leggere, nel titolo del detto articolo 16, che tale norma è stata inserita per adeguare il nostro ordinamento «… alla sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 13 settembre 2007 (causa C. 307/05)». Infatti la detta sentenza, richiamata nelle cause pendenti per ottenere gli scatti stipendiali e ritenuta dal Tribunale di Tivoli come uno degli elementi costitutivi del diritto agli scatti stipendiali del 2,50%, dice esattamente il contrario di quello che dice l’art. 16. Cioè l’art. 16 nega quello che la sentenza (ma soprattutto l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato della CE) riconosce ai precari: il diritto allo stesso trattamento economico del personale a tempo indeterminato e quindi anche agli scatti di anzianità.
Inoltre il nostro ordinamento giuridico era già “adeguato” alla normativa comunitaria: infatti, come ormai noto, l’art. 53 L. 312/80 ha attribuito gli scatti stipendiali biennali del 2,50% al personale non di ruolo della scuola pubblica garantendogli così gli scatti di anzianità.
Se il governo avesse voluto adeguare correttamente alla disciplina comunitaria il nostro ordinamento avrebbe dovuto emanare una norma che, semplicemente, estendeva al personale non di ruolo (precari con contratti a tempo determinato) della pubblica amministrazione (scuola pubblica compresa, quindi) gli scatti di anzianità già previsti per il personale di ruolo (assunti con contratti a tempo indeterminato).
Invece ecco che tenta di negare il diritto ormai acquisito.
Non vi era alcuna valida ragione di emanare una tale norma e, soprattutto ,di inserirla in un decreto legge (utilizzabile solo per motivi di necessità e urgenza), nel quale si vuole riconoscere l’indennità di disoccupazione ai precari che, a causa dei tagli alla scuola pubblica, rimarranno privi di un lavoro.
La realtà è un’altra: il governo, per motivi di cassa (vero Ministro Tremonti?) non vuole riconoscere ai precari quello che la legge ha loro attribuito e teme che tutti i precari si rechino presso i Tribunali per farseli riconoscere.
Il tentativo è comunque destinato a fallire e dimostra l’assenza di cultura giuridica degli estensori del provvedimento in quanto il testo della bozza del decreto legge contrasta apertamente con la direttiva comunitaria e con la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee e quindi i giudici dovrebbero disapplicarla, essendo fonte subordinata a quella comunitaria ed in aperto contrasto con i principi contenuti nella Sentenza alla quale si proponeva di adeguare il nostro ordinamento giuridico.
Inutile dire che questo aggiunge ulteriore discredito all’immagine del nostro Stato nel panorama comunitario e lo esporrà a numerose cause presso la Corte di Giustizia delle Comunità Europee che lo vedranno, inevitabilmente, soccombente.
Nel confidare che il Presidente della Repubblica non firmi il decreto, comunque, in caso contrario, ci prepariamo alla battaglia nelle aule giudiziarie italiane ed europee.